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La rosolia nei bambini ed in gravidanza

← torna alle news mercoledì 16 ottobre 2019
Eccoci al terzo appuntamento sulle malattie infettive. Oggi parliamo di rosolia.
La rosolia è una malattia infettiva acuta esantematica, causata da un virus del genere Rubivirus. Si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quella del morbillo e della scarlattina. E’ una malattia lieve ma diventa pericolosa se contratta durante la gravidanza perché può provocare aborti, morte intrauterina del feto o gravi anomalie congenite!
 
Si trasmette per via aerea tramite starnuti colpi di tosse o tramite il contatto con le secrezioni nasofaringee. Il contagio è attivo da 7 giorni prima a 7 giorno dopo la comparsa dell’esantema. Il virus tuttavia può essere presente nelle escrezioni nasofaringee sino a 14 giorni dopo la comparsa dell’esantema.
 
I sintomi più comuni sono febbre al di sotto dei 39°C, malessere, lieve congiuntivite ed esantema, ingrossamento dei linfonodi.
 
In caso di infezione di una donna durante la gravidanza, vi è il rischio di aborto spontaneo, morte intrauterina del feto o malformazioni gravi, se l’infezione avviene poco prima del concepimento o nelle prime 8-10 settimane di gestazione, il rischio stimato di conseguenze al feto è fino al 90%. Se l’infezione è contratta dopo la ventesima settimana l’infezione provoca raramente malformazioni congenite. Le più comuni e gravi manifestazioni della rosolia congenita sono difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache, ritardo mentale, nonché danni epatici e splenici. Dal 2005 al 2018 sono stati registrati 173 casi di rosolia in gravidanza e 88 di rosolia congenita.
 
In Italia i medici hanno l’obbligo di notificare il sospetto di rosolia entro 12 ore all’Asl di competenza. In caso di rosolia in stato di gravidanza, vi obbligo di notifica urgente.
 
Non esiste una terapia farmacologica specifica per la rosolia a parte l’assunzione di antipiretici in caso di febbre.
 
Si previene la rosolia attraverso la vaccinazione: sono previste due dosi: la prima somministrata a 12-15 mesi di età e la seconda a 5-6 anni.
 
Fonte Istituto Superiore Sanità
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