La nuova infezione da coronavirus sta mettendo in subbuglio mezzo mondo.
La Cina, dove è scoppiata l’epidemia, ha adottato
misure drastiche per arginare il contagio, mettendo in isolamento intere città con milioni di abitanti. Ma il virus è comunque riuscito a varcare i confini nazionali tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.
In Europa e in America sono scattate
azioni di prevenzione, monitoraggio e controllo sia a livello dei singoli paesi che a livello internazionale.
Autorità sanitarie, esperti e medici sono in prima linea per informare le popolazioni sui reali rischi: sapere
cosa fare e come comportarsi è il miglior modo per affrontare questa nuova emergenza sanitaria, con particolare riguardo ai soggetti più a rischio, come le persone con malattie respiratorie, bambini e anziani.
Cos’è il coronavirus
I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di
virus respiratori che possono causare
malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi come la SARS (sindrome respiratoria acuta grave,
Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie.
I coronavirus sono
comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli), ma in alcuni casi, per fortuna raramente, possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione.
Quello che ha colpito la Cina è un
nuovo ceppo (cioè non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo) scoperto agli inizi di quest’anno. È stato battezzato Novel Coronavirus oppure 2019-nCoV. Si tratta del settimo coronavirus conosciuto ad oggi nel mondo.
Come si trasmette il coronavirus
Il meccanismo di trasmissione del virus da persona a persona è molto
simile a quello di altre patologie respiratorie:
- con la saliva, tossendo e starnutendo
- con contatti diretti personali (come toccare o stringere la mano e portarla alle mucose)
- toccando prima un oggetto o una superficie contaminati dal virus e poi portandosi le mani alla bocca, al naso o agli occhi.
I sintomi
Anche i sintomi sono molto simili ad altre malattie respiratorie come il
raffreddore o l’influenza. I più comuni sono:
- naso che cola
- mal di testa
- tosse
- gola infiammata
- febbre
- una sensazione generale di malessere.
Nei casi più gravi, l'infezione può causare
polmonite, bronchite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale. Per lo più ciò avviene nelle persone con
preesistenti patologie croniche dell’apparato cardio-vascolare e/o respiratorio e nei soggetti con un
sistema immunitario indebolito, nei neonati e negli anziani.
Poiché i sintomi sono così poco specifici, per avere la certezza che si tratti di un coronavirus e non di una comune influenza occorre eseguire un
test di laboratorio.
È anche molto importante, nel caso si verifichino questi sintomi, informare il proprio medico di
eventuali viaggi nelle aree dove è presente il virus o di
recenti contatti con animali (per esempio nei Paesi della penisola arabica con cammelli o prodotti a base di cammello).
Chi è a rischio? C’è pericolo a scuola?
Le autorità sanitarie sottolineano che sono da considerare a rischio contagio
solo coloro che negli ultimi 14/15 giorni si sono recati nelle zone colpite dall’epidemia o siano entrate in contatto con persone infette.
Queste persone devono verificare se, nei giorni successivi al loro rientro,
manifestano una qualche sintomatologia e, in caso affermativo, rivolgersi alle strutture sanitarie.
Purtroppo, c’è la possibilità (non insolita per le malattie infettive) che anche
persone asintomatiche possano trasmettere il virus.
In ogni caso, le persone
che non rientrano in questa categoria (cioè non hanno compiuto recenti viaggi in Cina) - compresi quindi i componenti della comunità cinese, o di origine cinese, che vivono in Italia e frequentano le nostre scuole -
non sono a rischio di trasmissione del virus.
Infatti, tutti i casi di coronavirus accertati finora in Europa (ad oggi undici) riguardano
turisti o persone rientrate da viaggi nelle città cinesi colpite dal virus.
Gli esperti sottolineano anche che il virus
non si trasmette per via alimentare o attraverso oggetti quali giocattoli o vestiario. Pertanto, non rappresenta un rischio per la salute mangiare in un ristorante cinese (tanto più che è vietata l’importazione di animali vivi o di carni crude dalla Cina) o acquistare prodotti made in China.
Cosa fare per prevenire l’infezione.
Anche per il fatto che si tratta di un ceppo appena identificato
non esiste un vaccino per prevenire l’infezione.
Non restano quindi che le
comuni norme di igiene, quelle che ci proteggono anche dalle normali influenze:
- lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche
- starnutire o tossire coprendosi la bocca
- evitare di toccarsi occhi, naso o bocca con mani non lavate
- evitare contatti ravvicinati con persone che sono malate o che mostrino sintomi di malattie respiratorie (come tosse e starnuti)
- rimanere a casa se si hanno i sintomi
- pulire e disinfettare oggetti e superfici che possono essere state contaminate
- adottare pratiche alimentari sicure (evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate, bevande non imbottigliate).
Come per l’influenza e il raffreddore, è possibile alleviare i sintomi assumendo
farmaci per i dolori muscolari, articolari e la febbre.
L’Istituto Superiore di Sanità, comunque, sottolinea che la maggior parte delle persone infette da coronavirus
guarisce spontaneamente.
Naturalmente, in questo momento sono sconsigliati i viaggi nelle zone colpite. Se proprio si deve andare, il Ministero della Salute raccomanda di
vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima del viaggio. La vaccinazione antinfluenzale, infatti, semplifica la diagnosi e la gestione dei casi sospetti.
La situazione in Italia
Ad oggi
i casi di coronavirus registrati nel nostro paese sono due (altri nove in Europa: quattro in Francia, quattro in Germania, uno in Finlandia).
Il ministero della Salute ha riunito una
task force per coordinare gli interventi, composta tra gli altri dalla Direzione generale per la prevenzione, dai Carabinieri dei NAS, dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani” di Roma, dall’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) e dall’Agenzia italiana del Farmaco.
E, come previsto dal Regolamento Sanitario Internazionale, è stata
rafforzata la sorveglianza dei passeggeri di voli diretti provenienti dalle zone colpite.
La situazione, comunque, resta in evoluzione. Le autorità sanitarie raccomandano di tenersi aggiornati
affidandosi solo ai siti ufficiali (Ministero della Salute e Istituto Superiore della Sanità).
In caso di dubbi o domande è anche possibile chiamare
il numero verde 1500 che risponde in italiano, in inglese e in cinese e che non ha più soltanto un ruolo informativo ma anche di
valutazione dei casi e quindi di indirizzamento verso i giusti canali sanitari.
Fonte: Ministero della Salute; Istituto Superiore di Sanità; Società Italiana di pediatria)