I numeri oggi dicono che il fenomeno è in calo, dopo il picco degli anni passati, ma l’incidenza della “febbre da Gratta e Vinci” tra i minori resta preoccupante.
Anche perché i ragazzi (più degli adulti) sembrano inconsapevoli dei rischi: non riconoscono il problema come una patologia, come ha affermato Pietro Ferrara, presidente della Società italiana di pediatria (SIP) sezione Lazio.
Come capire se un ragazzo è “malato di scommesse”? Cosa fare per prevenire e curare? Ecco cosa consigliano gli esperti.
Il fenomeno della ludopatia tra i minorenni
Secondo recenti studi, in Italia il 33,6% degli under 18 tenta la sorte con i “gratta e vinci” e frequenta le agenzie di scommesse. Il 37% dei 15enni ha “talvolta” giocato d’azzardo, con picchi in Campania (48%), Calabria (46%), Lombardia, Abruzzo e Sicilia (44%).
Nel tunnel della ludopatia conclamata si trova circa il 5-6% dei ragazzi; il 13% gioca almeno una volta al mese. Il tutto, spesso, nella totale inconsapevolezza degli adulti.
Tra le cause principali che avvicinano al gioco d’azzardo i minorenni, tra i 13 e i 17 anni, secondo gli esperti ci sono app e siti dedicati, facilmente accessibili dai più giovani.
Ma ci sono anche fattori ambientali (come, per esempio, il contesto socio-economico e l'esposizione ad eventi stressanti) e psicologici (come la scarsa capacità di autocontrollo, caratteristica distintiva dell'adolescenza).
Gli elementi ricorrenti della ludopatia sono simili a quelli di altre dipendenze: il craving (il desiderio improvviso e incontrollabile di giocare), l'astinenza, l'assuefazione ed il gambling, cioè la tendenza a sovrastimare la propria abilità di calcolo delle probabilità e a sottostimare l'esborso economico che porterà ad una vincita.
Riconoscere i segnali d’allarme
Gli esperti sono tutti d’accordo: è fondamentale il ruolo della famiglia e della scuola che devono essere in grado di riconoscere i segnali lanciati dai ragazzi. Per esempio:
● il continuo interesse per il gioco
● le ridotte capacità di controllo
● il disinteresse per lo studio
● il calo del rendimento scolastico
● la presenza di ansia, irritabilità o aggressività
● i disturbi della vista e del sonno
● i comportamenti anomali (mentire ripetutamente o rubare in casa)
Cosa fare
Uscire dal vortice del gioco d'azzardo comunque si può, tenendo sotto controllo i comportamenti del minore e avviando interventi terapeutici specifici (come, ad esempio, i percorsi di psicoterapia individuale, familiare e di gruppo).
Si tratta di percorsi lunghi e complessi il cui esito molto dipende dalla volontà del ragazzo di “guarire”.
Per questo, gli esperti sconsigliano punizioni e proibizioni, a favore dell’instaurazione di un dialogo per informare e sensibilizzare il minore dei rischi ai quali sta andando incontro.
L'obiettivo primario, infatti, deve essere quello di creare un'alleanza con i giovani pazienti per rinforzare in loro la motivazione e l'adesione al percorso di cura.
La guida
Per aiutare genitori ed insegnanti ad affrontare il problema, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù ha realizzato una guida che può essere scaricata qui ed ha attivato un indirizzo di posta elettronica (iogioco@opbg.net) al quale è possibile segnalare una situazione di rischio o chiedere l'aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù.
È stato anche realizzato, in collaborazione con la Caritas, uno Speciale intitolato A scuola di salute sul gioco d'azzardo.
(Fonte: Società Italiana di Pediatria; Ospedale Bambino Gesù; Ministero della Salute; Health Behaviour in School-aged Children - HBSC)