Nello scenario emergenziale SARS-CoV-2 più testate giornalistiche hanno ripreso i risultati in itinere dell’ indagine sullo stress autopercepito degli italiani dovuto alla pandemia, condotta dall’Istituto Piepoli per conto dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. A Settembre lo stressometro si era già innalzato agli stessi livelli di Marzo, periodo del pieno lockdown.
Qual’ è la realtà fotografata sui più giovani?
I dati attuali hanno evidenziato come giovani e ragazzi siano sempre più sotto stress: è in ansia per il futuro il 66% della «generazione Y» (dai 20 ai 26 anni) e il 62% della «generazione Z» (fra i 13 e i 19 anni).
Il disagio espresso anche dai più giovani è significativo e mette in allarme noi genitori.
Le ricerche cosa ci raccontano rivolgendo lo sguardo sul malessere psicologico dei minori?
Nella prima ondata di pandemia e del lockdown l’ Istituto Superiore di Sanità ha realizzato un documento «ad interim» sulla salute mentale dei minori (www. epicentro.iss.it/coronavirus).
Bambini e ragazzi hanno sperimentato cambiamenti sostanziali in tutte le aree importanti della loro vita, hanno subito cambiamenti nella routine della vita quotidiana, negli ambienti di vita, nelle loro reti relazionali-educative-sociali, che rivestono una funzione protettiva fondamentale di promozione della salute e di resilienza agli eventi traumatici.
Basti pensare a cos’è successo nel mondo della scuola!
Bambini e ragazzi sono stati esposti potenzialmente ad eventi traumatici, che soprattutto se intensi e prolungati, possono avere o hanno avuto un impatto significativo sulla loro salute mentale e su quella delle loro famiglie.
L'impatto di questa situazione emergenziale deve poi tener conto di molte variabili.
Differenze culturali, diverse personalità, i cambiamenti del contesto, la percezione soggettiva tra il prima e il dopo della pandemia, i cambiamenti della propria immagine di sé e dei piani di vita hanno comportato risposte emotive diversificate e ad ampio spettro.
Sicuramente si sono verificati contesti disomogenei sul territorio nazionale.
Alcune ricerche hanno evidenziato i rischi potenziali sul benessere psicologico dei nostri figli, con un aumento dello stress percepito e della sintomatologia ansiosa e depressiva.
Cosa ha funzionato e quindi può continuare ad essere un aiuto per la “tenuta” complessiva dei bambini e ragazzi e delle loro famiglie?
L’ esperienza della prima pandemia cosa ci avrebbe dovuto insegnare in termini di «buone prassi» di intervento, da monitorare e rimodulare nel tempo, in un delicato equilibrio tra il garantire azioni efficaci ed il maggior contenimento possibile del contagio?
Abbiamo imparato che è indispensabile “essere in rete”: la Salute Pubblica, la comunità, la scuola, i genitori.
Abbiamo consolidato l’importanza dei pediatri come riferimento della famiglia per le risposte e le esigenze emotive e comportamentali dei figli.
Abbiamo toccato con mano l’assoluta necessità di garantire le attività educative e didattiche: la scuola può essere una grande risorsa!
Abbiamo compreso che favorire il benessere dei genitori significa agire agire a cascata sul potenziare la loro capacità di sostenere i ragazzi.
Sono nate e cresciute molte esperienze “virtuose” in tal senso...
Possiamo dire che a livello più istituzionale si è data voce esaustiva alla salute mentale, anche di bambini e ragazzi?
Purtroppo è di Novembre la notizia riportata sui quotidiani della protesta che il Presidente dell’Ordine degli Psicologi David Lazzari, insieme a tutto l’Esecutivo, ha messo in atto davanti a Montecitorio indossando un bavaglio sopra la mascherina, per dare voce alla salute psicologica di tutti, sinora inascoltata.
Allora la strada di tutela del benessere anche dei minori è ancora lunga, ma deve essere irrinunciabilmente percorsa...
Dott.ssa Paola Della Porta | Psicologa - psicoterapeuta
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