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Prof, non riesco a dormire

← torna alle news venerdì 5 febbraio 2021
Insegno in una scuola media dove, per fortuna, non tutte le classi sono state coinvolte nella Didattica Digitale Integrata che ha investito come un'onda funesta anche il post-vacanze natalizie. Siamo appesi a un colore, il rosso, che dovrebbe essere il colore del cuore e dei sentimenti, e che fino a una decina di giorni prima, era appunto il colore magico del Natale.
Siamo appesi a un colore che varia a seconda di numeri che variano - pure loro - di regione in regione, di settimana in settimana.
Non cambiano però i numeri delle ore che i nostri ragazzi e le nostre ragazze trascorrono sui dispositivi elettronici, dallo smartphone al tablet, alla wi o playstation. Oramai troppe.
“I muscoli ottici sono sovrastimolati, perennemente contratti”, così li ha definiti una mia conoscente oculista. “In tutta la mia carriera non ho mai visto nulla di simile, sembrano aver perso decimi e invece è una questione di iper-stimolazione, sono sempre in contrazione”.
 
Lamentano insonnia, non escono, hanno smesso le loro attività sportive e ludiche, dagli incontri al parco con i propri compagni, ai doposcuola, ai momenti aggregativi all'oratorio. Di fatto, non sentono la mancanza di queste attività perché hanno compensato immediatamente con il mondo virtuale. Come se non bastassero già le ore trascorse on line in “tempi normali”, diciamo pure precovid! Sono loro, gli adolescenti, che con ogni probabilità hanno più di tutti un'incredibile capacità di adattamento alle nuove situazioni, ma la loro resilienza sta avendo un prezzo molto alto.
L'eccessivo uso di dispositivi elettronici e la continua esposizione a fonti luminose molto forti, agli schermi piccoli e ai numerosi simboli dai colori vividi e accesi, danneggiano la vista, aumentano il battito cardiaco, favoriscono la deconcentrazione, provocano la sindrome del next neck (posizione non fisiologica del tratto cervicale, favorita dalla continua tensione in avanti del collo), fino a creare scompensi nel ritmo circadiano.
(E qui si tralascia tutto quell'aspetto legato alla pericolosità insita nell'uso incontrollato e non moderato da parte della figura genitoriale o dell'adulto dei contenuti della rete).
 
“Prof, non riesco a dormire”.
“Di notte, mi sveglio prof.”
“Prof, soffro di insonnia”.
Sono almeno cinque, tra ragazzi e ragazze, che negli ultimi quindici giorni mi hanno riportato questa frase. Alla domanda “Usi parecchio il cellulare, soprattutto prima di coricarti?” rispondono sempre in modo affermativo. In classe lamentano nausea e mal di testa, altri effetti collaterali della sovra-esposizione al dispositivo elettronico.
Ci sono sempre più alunni (in questo caso soprattutto i maschi, per la mia esperienza) che si chiudono in loro stessi, testa sul banco, mutismo, occhi cerchiati.
Hanno perso anche la voglia di relazionarsi con i loro pari, nel contesto classe.
 
Sono tutte richieste d'aiuto. Consapevoli o inconsapevoli. Sono tutte risposte ad un comportamento malato oramai dilagante e del tutto fuori controllo.
 
L'eterna connessione li ha sconnessi dalla realtà. Aiutiamoli; adesso.
 
Prof.ssa Ughetta Lacatena
Docente di Lettere e referente per l’Orientamento
 
 
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