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Di nuovo sui banchi di scuola. A metà. Colpite le competenze socio-relazionali

← torna alle news mercoledì 3 marzo 2021
Il ritorno sui banchi di scuola a partire dal primo febbraio (per la maggior parte, non per tutte le scuole secondarie) ha posto il dilemma fin da subito di una disparità di erogare didattica e usufruirne: il rientro al 50% penalizza l'altra metà che è a casa (che sia il 50% della classe oppure della scuola, a seconda della formula che la scuola stessa ha scelto di adottare). 
Al di là della mancanza o meno dei mezzi tecnologici, della difficoltà di mantenere uno standard nell'erogazione della proposta formativa, è necessario, però, che professori e alunni instaurino una relazione concreta, reale ed efficace con i ragazzi. 
 
Il problema è stato sottovalutare fino ad oggi l'aspetto socio-relazionale di quella fetta di popolazione in piena fase adolescenziale che si è vista “espropriata” delle relazioni amicali-affettive per diverso periodo, proprio perché la scuola non è solo luogo dove si fa didattica, ma anche un ambiente dove si costruiscono rapporti solidi di amicizia e di collaborazione: trovare allora un'altra modalità di interazione che vada oltre lo schermo, perché quello che accade in alcune scuole è continuare a utilizzare la modalità DDI anche “de visu”, paradosso dettato dai tempi. 
 
Allora piuttosto, per eliminare l'apatia, la noia, il disinteresse che leggiamo nei volti di molti alunni di questo periodo, potremmo pensare a un approccio differente: 
che lo strumento tecnologico diventi solo il mezzo con il quale veicolare contenuti personali, dal compito di realtà ad un diario personale, allo script di una sceneggiatura di film di fantascienza. 
Un aspetto di cui ho parlato in altre sedi e che approfondirò è utilizzare il web e le piattaforme per avvicinare, anziché dividere: devo dire che questo lo fanno molto bene alle elementari, con challenge lanciate on line, giochi di ruolo e molto altro. 
 
Tenere gli alunni agganciati alla rete significa anche motivarli con compiti speciali: sostituire la classica ricerca di gruppo e assegnarla in modalità virtuale, con lavori che bisogna per forza realizzare insieme, appunto, a piccoli gruppi. 
L'alunno sfornito di mezzi diventa il supervisor che in classe si sostituisce all'insegnante, diventa l'editor, il copy, il “controllore” delle fonti. 
 
Esistono cinema, acquistando film in streaming per l'intera classe. Entrare in un museo o in un parco, dove esperti possano prendere per mano la Quinta E, per esempio, e condurla alla scoperta di mondi affascinanti naturali o di arte. 
 
Favorire ambienti virtuali (dropbox, drive, cloud, …) dove scambiarsi i compiti, i libri da leggere, persino le figurine... se necessario! Spazi positivi per raccontarsi... Aprire un blog, un forum della scuola, fare gemellaggi virtuali con altre scuole, creare connessioni con mondi diversi: ora si può fare. 
 
Esplorare le soluzioni che già esistono in rete è un'idea per avvicinare tutti e creare opportunità da questo momento di crisi. 
Inoltre è fondamentale la presenza fissa (virtuale o reale che sia, meglio reale) di uno psicologo con il quale i ragazzi e le ragazze possano confrontarsi: una figura professionale che abbia gli strumenti per gestire il disagio, il senso di inadeguatezza e di malessere, l'alienazione (nei casi più gravi) di buona fetta di popolazione studentesca in età compresa (grosso modo) tra i dieci e i diciotto anni. 
 
Prof.ssa Ughetta Lacatena
Docente di Lettere e referente per l’Orientamento
 
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