La pandemia da Covid 19 ha avuto almeno un merito: accendere i riflettori sul tema, troppo spesso sottovalutato, della genitorialità quale elemento di equilibrio e benessere in casa e al lavoro.
Tutti (comprese le aziende) sono ormai più o meno consapevoli che un ambiente di lavoro sereno migliora il rendimento dei dipendenti e la produttività aziendale. Ma c’è ancora poca consapevolezza che il benessere di un collaboratore non può fermarsi alla porta dell’ufficio perché abbia ricadute davvero positive. Occorre che anche in casa, nei rapporti familiari e nella gestione delle problematiche legate alla genitorialità, lo stress non la faccia da padrone tanto da pregiudicare impegno e attenzione.
I confinamenti dovuti alla crisi sanitaria sono lì a dimostrarlo: oltre il 44% dei lavoratori ritiene che il proprio lavoro sia peggiorato durante i mesi dell’emergenza perché la sfera lavorativa ha preso il sopravvento su quella personale e perché i genitori si sono trovati all’improvviso a gestire una situazione sconosciuta, con gli equilibri stravolti e con l’esplosione di tensioni nel rapporto con i figli che, nel tran tran quotidiano, riuscivano in qualche modo a tenere a bada.
Welfare aziendale non solo per neomamme
Si è molto parlato, soprattutto, delle mamme. Non è colpa del Covid se la maternità è ancora il motivo principale per cui le donne smettono di lavorare ed è noto che, con i figli (specie quelli piccoli) a casa, molte hanno dovuto prendere la decisione drastica di lasciare l’impiego. Ma oggi l’accento andrebbe posto sulla genitorialità in senso lato. Chi ha figli adolescenti sa bene quanto possa essere complicato il proprio ruolo in questa particolarissima fase della loro vita.
Per questo, un buon piano di supporto alla genitorialità dovrebbe accompagnare mamme e papà in ogni passaggio della vita del bambino, fornendogli le competenze necessarie per aiutarli ad affrontare bisogni e problematiche che si evolvono man mano che i figli crescono.
Tanto più che, come hanno messo in luce i mesi di lockdown, saper gestire in equilibrio le esigenze lavorative e quelle della vita privata non è una cosa per cui si nasce “imparati”.
Anzi, può persino succedere che la ricerca stessa di questo equilibrio diventi fonte di ulteriore stress nel momento in cui l’obiettivo non viene raggiunto.
Benessere e produttività
Numerosi studi e ricerche hanno dimostrato, dati alla mano, che laddove vengono adottate iniziative per la promozione della qualità della vita dei collaboratori si sono registrati risultati molto positivi in termini di aumento della produttività, perché i dipendenti sono più sereni, motivati ed efficienti.
I dati mostrano anche che le aziende con maggiore attenzione nei confronti del benessere dei propri dipendenti hanno anche una reputazione migliore.
Ma cosa significa avere attenzione al benessere dei dipendenti? Ce lo dicono diversi sondaggi, realizzati negli ultimi anni, secondo i quali premi in denaro, adeguamenti retributivi o fornitura di supporti quali telefono aziendale o pc non bastano e anzi qualche volta sono persino controproducenti.
Nel 36% dei casi - secondo la ricerca “Securing the Future of Work” (novembre 2020) - le persone pensano di cambiare lavoro motivate proprio dalla necessità di ottenere un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. Mentre già prima della pandemia, secondo Ipsos, i dipendenti apprezzavano in modo particolare forme di sostegno come le assicurazioni sanitarie integrative, le convenzioni con strutture mediche, gli aiuti alla famiglia (servizi di baby-sitting e di assistenza agli anziani), i benefit per il tempo libero, il benessere e le attività culturali.
Quale piano di welfare aziendale?
I vantaggi per l’impresa che adotta misure a favore della famiglia sono numerosi e vanno dal miglioramento del clima aziendale all'aumento della capacità di attrarre e trattenere i talenti.
Ma un piano di welfare aziendale per essere efficace deve reggersi su due pilastri.
Da una parte l’ascolto delle esigenze delle persone: ognuno di noi può dare un significato diverso all’espressione “work-life balance” perché ognuno di noi ha bisogni specifici e priorità diverse, che oltretutto si evolvono con il tempo. È quindi molto importante adottare un approccio flessibile, lasciando all’individuo un certo margine di scelta sul tipo di servizi da attivare (bonus acquisto, piuttosto che sostegno psicologico ecc).
Dall’altra, la formazione: il dipendente deve poter essere messo nella condizione di acquisire le competenze che gli mancano (che siano soft o hard), anche attraverso l’affiancamento di coach certificati, psicologi e altri professionisti specializzati. Webinar, corsi, canali dedicati, programmi di benvenuto alla maternità sono tutti strumenti che un’azienda può attivare facilmente grazie alla collaborazione con piattaforme di servizi come Mastergenitori.
Sempre che si voglia davvero mettere le persone al centro.